Stop alla cessione dei crediti in edilizia


Buone intenzioni ed effetti devastanti

Bisognerebbe saper valutare i rapporti di causa-effetto.
La causa dei bonus edilizi è stata la volontà di rilanciare il settore edile.
L’effetto è stato devastante.

Siamo alle solite.
Un provvedimento, specie se di impatto, dovrebbe sempre essere analizzato con competenza, mettendone in evidenza pregi e difetti e non diventare la bandiera di ogni tipo di propaganda e demagogia.
Mi riferisco al tema all’ordine del giorno: il Decreto col quale il Governo ha detto STOP alla possibilità di continuare a cedere il credito di imposta maturato a fronte degli interventi edili (su abitazioni e condomini) ai propri fornitori (con il cosiddetto sconto in fattura) o agli istituti di credito.
 

Social e media: una cassa di risonanza esasperante

Il Decreto non era ancora stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, che già tutti i canali social erano saturati di commenti e prese di posizione tassative tra chi condivideva il provvedimento e chi lo condannava.
Con in più la grancassa dei media impegnati ad affrontare il tema come fosse “epocale” perché, se non è “epocale”, che tema è?
Un normale confronto politico deve essere polemica, la pioggia un’inondazione, il caldo una canicola, la scarsità di pioggia una siccità… altrimenti chi mai leggerà o ascolterà la notizia descritta per quella che è in realtà, come si farà a mantenere alta l’attenzione, a incrementare lo share e moltiplicare i followers?
Abbiamo assistito al solito assalto alla diligenza da parte di commentatori improvvisati, privi di ogni prudenza, incapaci di comprendere i rapporti di causa effetto che fanno sì che una medaglia abbia sempre il suo rovescio, pronti a gridare alla violazione dei diritti, al danno sociale, a quello economico.
 

Dare della realtà una rappresentazione di parte

Un atteggiamento volutamente rivolto a distorcere la realtà dandone una rappresentazione deformata a vantaggio delle rispettive corporazioni di sostenitori, attuali o potenziali.
L’elettorato ha un comportamento “liquido”, come si dice, pronto com’è a cambiare schieramento se solo chi grida più forte dà l’impressione di essersi schierato, pro tempore, in suo favore.
Pro tempore perché non ci sono forze politiche o sociali che facciano del bene comune un punto di riferimento costante, una sorta di faro verso il quale indirizzare la barca del proprio pensiero e della propria azione.
Le loro barche, che vanno con la corrente, sono ondivaghe nel loro procedere, esattamente come è liquido l’elettorato nei propri comportamenti e nel proprio schierarsi.
 

Conoscere le cose per come sono

Considerare la realtà dei fatti sarebbe invece bello e, se così fosse, si saprebbe, per prima cosa, che i bonus edilizi non vengono messi in discussione.
C’erano prima del decreto come ci sono oggi e le condizioni di accesso sono le stesse di ieri, di oggi e di domani.
Nessun diritto leso, nessuna prevaricazione sociale.
 

La nuova normativa entra in vigore dal 17 febbraio

Si saprebbe, anche, che quella che viene a cessare è la possibilità di cedere i crediti a fronte di interventi edilizi per i quali il diritto di farlo non era ancora maturato alla data del 16 febbraio.
Nessuna violazione di diritti acquisiti, la nuova normativa interverrà solo sugli interventi “nuovi”, che saranno avviati dal 17 febbraio.
 

Cosa succede dal 17 febbraio?

Chi li avvierà, dal 17 febbraio lo potrà fare esattamente come prima.
Godrà dei medesimi bonus, ma dovrà utilizzare i crediti connessi in prima persona, non potendo più cederli per questa via monetizzandoli anticipatamente.
Dovrà quindi portarli ad abbattimento delle proprie imposte nel corso degli anni. 
Se non vi saranno imposte sufficienti ad assorbire il credito di imposta, l’eccedenza andrà persa.
 

Un tacere colpevole

Si tace poi, colpevolmente, su un aspetto importante della norma che semplifica la procedura di smobilizzo dei crediti acquistati da banche e istituti finanziari.
In gran parte essi sono rimasti “incagliati” a causa della corresponsabilità degli acquirenti dei crediti qualora questi ultimi fossero stati inesistenti, del tutto o in parte.
 

I benefici della norma

Gli stessi Istituti di Credito, attraverso i propri portavoce, hanno ora affermato che il venire sgravati da questa responsabilità solidale consentirà loro di riprendere nella politica precedente, fornendo la liquidità a tutti i cedenti che si sono trovati nella condizione di anticipare le spese e che hanno diritto, in base alla norma per come in vigore fino al 16 febbraio, a esserne rimborsati.
 

Perché solo ora il provvedimento blocca cessioni?

Come mai si è arrivati solo ora a bloccare un meccanismo che, come già disse Draghi a luglio dell’anno scorso, è nato male, mal pensato e mal gestito, sottovalutando gli impatti sul bilancio dello Stato e la sua capacità di drenare le risorse del paese come fosse una idrovora?
Perché solo ora si è eliminato l’evidente premio dato per anni agli evasori fiscali?
E che dire del fatto che fosse anche, ma non solo certamente, un regalo agli evasori fiscali?
 

Come ha funzionato fino al 17 febbraio?

Per i crediti maturati a fronte di lavori edili iniziati prima del 17 febbraio, il credito di imposta risulta cedibile da chiunque e quindi monetizzabile immediatamente, o attraverso lo sconto sulla fattura di chi ha eseguito gli interventi (al netto del credito di imposta) ovvero con la cessione a Istituti di credito che ne pagano il controvalore.
Solo il cessionario ultimo del credito, che nella prima versione del provvedimento, sul quale si è intervenuti in un secondo momento, non era neppure identificabile essendo le cessioni e ri-cessioni praticamente illimitate, ovvero colui sul quale il credito di imposta atterra senza possibilità di riprendere il volo, lo deve utilizzare in compensazione delle proprie imposte.
Solo quest’ultimo soggetto deve avere delle imposte da pagare, sennò il credito sfumerà.
 

Basta regali agli evasori

A monte, però, la fruibilità del credito prescinde dall’utilizzo diretto in compensazione di imposte dovute.
Chi non ha imposte da pagare lo può cedere monetizzandolo e tra questi non ci sono solo coloro che si trovano in questa condizione legittimamente, e che dalla nuova incedibilità del credito saranno probabilmente danneggiati, ma anche coloro che imposte non ne pagano, o lo fanno in misura inferiore al dovuto, in quanto evasori totali o parziali.

La fruibilità del credito, grazie al meccanismo delle cessioni, relativamente al maturato alla data del 16 febbraio, è quindi svincolata dall’esistenza di un debito fiscale, mentre dal 17 febbraio in avanti l’utilizzo del credito e il carico impositivo saranno correlati.
 

Impatto economico e sociale del vecchio sistema

Non è solo una questione di truffe operate, che pure sono state descritte come le maggiori che mai lo Stato abbia patito, ma di impatto sociale negativo.

Il settore dell’edilizia è importantissimo, non solo in sé, ma per la filiera che lo accompagna.
Ristrutturare un’abitazione, o abbatterla per ricostruirla, richiede l’intervento di moltissimi operatori.
Artigiani e imprese edili, elettricisti, idraulici, carpentieri, pittori, non vi è fine all’elencazione dei soggetti convolti.
E poi le abitazioni ristrutturate devono spesso essere riarredate, ed ecco il “bonus mobili” per agevolare anche questa operazione.
Un’abitazione ristrutturata, inoltre, vede incrementare il proprio valore perché è transitata in una classe energetica migliore ed è stata rinnovata in tutte le sue strutture.

Si potrebbe infine dire, e alcuni lo fanno operando però una grossa forzatura, che il recupero in termini di trasmittanza termica degli edifici vada a beneficio di tutta la collettività perché teoricamente in grado - benché alla fine dipenda dai comportamenti delle persone che vi abitano - di generare risparmi energetici a tutto vantaggio dell’ambiente.
 

Solo cose buone?

No, ci sono anche quelle cattive che, dolosamente o colpevolmente, non sono state immaginate (relazioni di causa effetto da sempre sconosciute ai nostri governanti) o deliberatamente occultate.

  • L’aumento dei prezzi di tutti i beni e servizi coinvolti nell’ indotto edile.
  • La necessità di procedere sempre più in fretta nell’edificazione a scapito certamente di qualche cosa e vorrei dire, forse, della sicurezza nei cantieri.
  • La crescita del comparto edile grazie a una domanda drogata da un finanziamento statale potenzialmente senza fine, con la nascita di migliaia di imprese al giorno, prive di struttura economico-finanziaria e tecnica, competenza, prudenza, per niente rispettose di regole di comportamento precise, come dettate dalle norme ma, soprattutto, dall’esperienza di chi conosce il mestiere, impegnate solo a fare da catalizzatori di appalti da girare ad artigiani e imprese, a loro volta nati dal nulla.

Senza contare che la misura del credito era del 110%, ovvero superiore alla spesa, che poteva crescere a dismisura avendo sempre lo Stato come ente pagatore.
 

Un “aiuto di Stato” camuffato

Applicando quella che dovrebbe essere una “regola aurea”, ovvero la prevalenza della sostanza sulla forma, siamo in presenza in realtà di un “aiuto di Stato” potenzialmente illimitato, rivolto a una sola filiera all’interno del complessivo sistema economico produttivo del Paese, che ha conseguentemente dato, nei mercati e consessi internazionali, una immagine distorta di sé.
 

È vera crescita?

È vera crescita quella che per un terzo è generata da un settore che ha operato, e continuerà a operare anche se con regole un po’ diverse, con il sostegno mirato, anche se progressivamente depotenziato, da parte dello Stato?

Il PIL Italiano, che l’Europa ha elogiato per entità e progressione, è una misura reale della ricchezza prodotta nel paese o è un dato forzato verso l’alto da una manovra che ha mimetizzato la reale debolezza della nostra economia?
 

Un debito in più per i soliti noti

L’immensa massa di denaro che lo Stato ha messo a disposizione del comparto edile e del suo indotto è ora un debito che grava su tutti, anche sui neonati a cui ristrutturare la casa in montagna o la villa al mare del papà e della mamma (come è capitato e capita molto spesso) certamente non gliene importa niente.

A pagare, è lecito temere, saranno i soliti noti, ovvero quella modesta parte di cittadini che dichiarano i propri redditi, mentre il beneficio, grazie alla monetizzazione del credito, lo hanno goduto anche coloro che le tasse non le hanno mai pagate.
 

Una droga che lascerà i suoi strascichi

Una droga che, come tutte le doghe, lascerà i suoi strascichi perché è chiaro che tutte le imprese sane, nate e cresciute grazie a questo sistema che mai avrebbero pensato fosse deviato, chiuderanno i battenti lasciando dipendenti e artigiani senza lavoro, bloccando un indotto importantissimo.
Ma la tutela di tutto questo, per quanto umanamente doverosa, non può passare per la continuazione in una politica scellerata che rischia di diventare un viaggio senza ritorno.
 

Alla fine cosa succederà?

Il provvedimento ha spaccato addirittura la maggioranza che lo ha varato.
Le opposizioni si sono scatenate.
I Sindacati minacciano lo sciopero generale del comparto edile, dimostrando una volta di più come il mondo del lavoro non sia unitario, ma suddiviso in corporazioni chiuse.

Di fronte a questo scenario possiamo tranquillamente prevedere marce indietro di tutti i tipi, giustificate nei modi più fantasiosi, con il solo intento di depotenziare un provvedimento per una volta chiaro e netto nelle sue premesse come negli effetti voluti.
Ci saranno fasi transitorie infinite, rinvii, ripensamenti, riformulazioni, che per certi versi saranno anche giustificabili perché a tutela degli innocenti, vittime di coloro che su questo provvedimento hanno cercato il consenso, degli speculatori senza scrupolo che hanno giocato, nei cantieri, con la vita degli operai, di tutti coloro che si sono arricchiti grazie all’impennata dei prezzi indebitamente prodottasi e degli evasori fiscali che hanno la casa al mare nuova di zecca.

 


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© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
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