Dopo un travagliatissimo percorso è stata alla fine approvata la Manovra di Bilancio 2023.
Come in ogni precedente edizione, anche in questa si è assistito al tentativo di conciliare gli impegni politici assunti dal governo nella campagna elettorale con le esigenze di quadratura tra le spese e le entrate previste.
Cambiano i governi, le maggioranze politiche, le esigenze dello Stato, ma da sempre la manovra di bilancio finisce per essere approvata all’ultimo momento dopo giorni e giorni di discussioni interminabili e continue pressioni da parte di tutti gli schieramenti politici, che si impegnano perché la stessa contenga tutte le disposizioni immaginabili a tutela dei rispettivi elettorati.
Una sorta di “attacco alla diligenza” che ha l’effetto di trasformare la legge da strumento di politica economica e finanziaria a contenitore di disposizioni alla rinfusa che, molto spesso, come è per la liberalizzazione della caccia ai cinghiali, nulla hanno a che vedere con la vera natura di una norma che è la principale legge dello Stato.
Proprio per questo dovrebbe essere la “vetrina” degli impegni politici del governo e la dimostrazione, in particolare all’Europa, della serietà dell’esecutivo.
A parte tutto, la legge di bilancio è prima di tutto un “bilancio prospettico” che deve puntare alla quadratura tra le spese attese e le entrate previste.
Un bilancio in “deficit” sarebbe improponibile e minerebbe la credibilità del paese e con essa la possibilità di collocare il debito statale presso gli investitori nazionali e internazionali aprendo la strada all’ insolvenza.
in cui rispondo ad alcune domande su questo tema delicato e importante, dato troppo spesso per scontato.
Perché la Legge di Bilancio deve puntare al pareggio?
Qual è la prima voce di spesa per lo Stato?
E la prima voce di entrata?
Se il bilancio fosse “in deficit” cosa accadrebbe?
Perché sarebbe gravissimo volerlo fare?
Quali sarebbero le conseguenze?
A questa riflessione seguiranno ulteriori commenti che spero possano aiutare a comprenderne i contenuti.