Imprenditori e imprese in un mondo che cambia


Mutamento costante

Il mondo cambia, lo fa di continuo e tutti noi, ci piaccia o meno, dobbiamo fare i conti con questo mutamento che è lento ed inarrestabile. Ci sono i cambiamenti climatici e geologici, tecnologici, culturali e sociali, nel modo di vivere, di pensare e di comportarsi, nei desideri e nelle scelte delle persone, nelle priorità che si danno a cose ed eventi.
L’elenco potrebbe essere infinito, ma la costante è che tutto ciò ci coinvolge facendo sì che il nostro modo di vivere e lavorare finisca per cambiare, passo dopo passo, radicalmente.
 

In un mondo che cambia, cambia anche il “fare impresa“.
A ritmi travolgenti

Va detto che i punti di osservazione di questi cambiamenti sono molteplici come molteplice è la natura degli stessi. E infatti, negli innumerevoli settori coinvolti, lo sforzo per comprendere gli effetti di tali mutazioni è potente. Si tratta non solo di adattare il nostro modo di vivere e lavorare agli scenari in continua evoluzione, ma anche e soprattutto di essere in grado di prevederne la dinamica. Tra questi settori quello dell’impresa, e più in generale del lavoro, è certamente centrale.

Cambiano i bisogni e con essi la domanda, si procede nella globalizzazione e quindi nello sviluppo dell’impresa e del lavoro in aree geografiche una volta impensabili. In una parola cambia il mercato e con esso gli attori, ovvero le imprese e chi vi lavora, che per esso ne sono la ragion d’essere. C’è mercato se c’è incontro tra domanda e offerta, tra chi può produrre e chi può comperare grazie al lavoro svolto in favore di chi produce.
 

Azienda: LA definizione perfetta

“L'azienda è un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento di bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione, la produzione o il procacciamento e il consumo della ricchezza.”

Questa straordinaria definizione è di Gino Zappa che a ragione può essere accolto tra i più grandi economisti e aziendalisti non solo d’ Italia ma del mondo intero. La definisce in maniera perfetta, esaltandone l’aspetto economico non fine a se stesso, ma per il soddisfacimento dei bisogni umani svolgendo una incessante attività di coordinamento di produzione, procacciamento e consumo della ricchezza.

Se questa è l’azienda, ben si comprende come essa sia al centro di ogni cambiamento che può determinare e gestire finanche capitalizzando i cambiamenti che provengono da qualsiasi diverso settore per elaborarli e farne strumenti di accelerazione del proprio sviluppo.


Il lessico del Cambiamento

Il cambiamento in azienda trascina con sé un mucchio di parole. Si parla di internazionalizzazione, accesso a nuove tecnologie, finanza agevolata e strutturata, avvio di nuovi processi produttivi, realizzazione di nuovi prodotti. ”Innovazione” è il termine che più si ripete e più si sente citare quando si parla di sviluppo aziendale. Per non parlare delle tecniche di vendita, penetrazione in nuovi mercati, formazione tecnica e commerciale, comunicazione e sviluppo commerciale, branding.


La solitudine dell’imprenditore, tra equivoci e domande

Questi termini, spesso abusati e, soprattutto, altisonanti, possono generare un equivoco, ovvero far pensare che l’adattamento al cambiamento sia appannaggio solo delle aziende più grandi e strutturate. Addirittura che il futuro sia solo per queste, mentre lo scenario riservato alle piccole e medie imprese produttive, commerciali ed artigiane sarà all’insegna di un declino inesorabile. Può poi sorgere una domanda, per chi non si identifica in questo scenario ma si propone di esserci anche in futuro con la propria impresa e con il proprio lavoro: “Chi mi aiuterà nei cambiamenti che comunque dovrò apportare per continuare ad esserci? Come affronterò i problemi che necessariamente mi si porranno? Io so di fare bene il mio mestiere ma capisco che questo non basterà più. Nel mio piccolo dovrò comunque fare un salto di qualità.
Da solo? perché ora è così che mi sento, solo, ed il futuro che dovrò affrontare mi spaventa.”


Il pericolo dell’imprudenza

Il pericolo è che la determinazione a procedere faccia perdere di vista “il controllo”. Una grande impresa dispone di risorse spesso illimitate, di possibilità di ricorso al credito con ben poche limitazioni, può accedere a strumenti di finanziamento che le piccole imprese non possono permettersi. Per le grandi imprese il “controllo” su ciò che fanno o hanno in progetto di fare fa parte del DNA e la presenza di strutture dedicate allo scopo è parte integrante dell’organizzazione aziendale.

Per le piccole imprese, invece, che normalmente non dispongono di quanto sopra, il rischio è quello di buttarsi allo sbaraglio avviando progetti figli della preoccupazione di voler sopravvivere a ogni costo e quindi svincolati da una logica di programmazione corretta, a volte imprudenti. Ciò si verifica quando il progetto non sia stato preventivamente oggetto di analisi e messa a punto, misurazione della sua praticabilità in termini economici e finanziari, definizione della tempistica e della concatenazione delle diverse fasi che andranno a succedersi per giungere ad un risultato finale di successo.


La filiera del progetto

La realizzazione di un progetto è ben rappresentabile in una sorta di filiera.

Il punto di partenza è l’idea ovvero il progetto che si intende realizzare. Va detto subito che il progetto in questione può riguardare il rafforzamento dell’impresa per renderla meno vulnerabile all’aggressione dei competitors, oppure il miglioramento dei processi produttivi o della produzione che ha già in essere, come anche l’avvio di processi nuovi per fare prodotti nuovi o migliori.

I progetti sono quindi tantissimi ma per prima cosa bisogna capire quali di questi possano essere profittevoli. Non basta avere in tasca un progetto “bello e attraente“, bisogna accertarsi della sua efficacia, che si misura nella resa economica che esso potrà garantire. Il progetto deve quindi essere analizzato, vorrei dire destrutturato per essere quindi ricomposto esaminando tutti i punti di forza e debolezza.

L’analisi preliminare è indispensabile perché tutto parte da qui. Infatti da qui inizia un percorso che porterà al risultato finale ovvero, semplicemente, al guadagno ricavabile.

Il percorso va a sua volta spezzettato in tanti tratti intermedi.


Come scegliere il miglior Soggetto Giuridico per dare vita al progetto

Bisogna valutare per prima cosa quale sarà il soggetto giuridico che materialmente darà corso al progetto. Potrebbe infatti essere utile e vantaggioso svilupparlo con l’azienda della quale già si dispone, ma possono essere molteplici i motivi, fiscali e di facilitazione nell’accesso alla finanza ordinaria o a quella agevolata, per giustificare la creazione di un’azienda “ad hoc”. In questo senso, qualora il progetto incorporasse gli aspetti dell’innovazione, la cosiddetta Start Up Innovativa sarebbe certamente una tipologia di azienda in grado di accedere ad agevolazioni importanti di natura fiscale, senza contare un accesso al credito in certa misura più agevole.


Come percorrere i passi necessari alla realizzazione

Una volta stabilito “chi fa cosa” si tratta di stabilire il “come”.

  1. Si dovranno valutare il processo produttivo/commerciale nei suoi aspetti tecnici.

  2. L’industrializzazione dei processi (quindi la fase di ingegnerizzazione) e la necessità o meno di ricorrere a servizi (produttivi, logistica ecc.) prestati da terzi estranei all’impresa.

  3. Le risorse umane che saranno coinvolte nel progetto ed il loro inquadramento.

  4. Si dovranno definire esattamente natura e tipologia degli investimenti necessari al progetto per come esso si voglia prenda corpo.

  5. Si dovranno individuare figure specialistiche sul piano tecnico, giuridico, di analisi di prodotto e processo.

  6. Quindi le modalità di realizzazione di una rete vendita se necessaria piuttosto che la partecipazione a fiere o ad altre forme di comunicazione e sviluppo commerciale.

  7. Si dovranno definire target e posizionamento della clientela, internazionalizzazione o meno del progetto.

  8. In funzione del progetto e del suo maggiore o minore respiro internazionale le possibilità di accesso ad un credito specifico finanche, ma nel medio periodo, la partecipazione a bandi dedicati.
    E così via fino alla completa realizzazione del progetto. 


Business Plan e Pitch Aziendale

Ma non basta una declinazione generica. Il progetto va rappresentato correttamente tanto sul piano della fattibilità economica e finanziaria quanto su quello della sua presentazione sintetica.

La determinazione della fattibilità economico-finanziaria ha nel Business Plan il suo documento di sintesi fondamentale. Tutti gli elementi che all’interno della filiera sono stati oggetto di attenta analisi in termini di fattibilità operativa, trovano nella loro rappresentazione economico-finanziaria la sintesi oggettiva. Esso ha - per prima cosa - lo scopo di far comprendere all’imprenditore il grado di fattibilità del progetto ed è frequente che in questa fase si decida di abbandonare l’iniziativa stante la sua oggettiva impraticabilità. Dal Business Plan sarà infatti possibile capire i punti di forza e debolezza del progetto nonché gli adattamenti che esso dovrà subire per garantirne il buon esito finale. Così l’apporto di risorse proprie sarà fondamentale per aprire la strada alla apertura di linee di credito, necessaria alla realizzazione del progetto, così come l’utile rinvenibile dallo stesso e lasciato in azienda (autofinanziamento) sarà determinante a comprendere la capacità di rimborso delle risorse raccolte all’ esterno. Va infine detto che il Business Plan deve rispondere ad una duplice esigenza informativa, ovvero:

  • la capacità del progetto di esprimere un utile ma, soprattutto, 

  • di garantire un flusso finanziario adeguato a rimborsare i terzi senza che, così facendo, il progetto stesso ne subisca un danno.

Se dal progetto si ricavassero unicamente le risorse finanziarie necessarie a rimborsare chi ha prestato dei capitali, forse sarebbe il caso di abbandonarlo (o quanto meno riposizionarlo) rappresentando unicamente una sorta di “giro di walzer”.

Infine il progetto deve avere una propria visibilità perché chi venisse coinvolto nello stesso (banche, soci, finanziatori), dello stesso vorrebbe avere una rappresentazione nitida e stimolante.

Il Pitch Aziendale è esattamente questo, una rappresentazione grafica e descrittiva che in poche pagine (realmente poche) esalti il progetto, generi per esso curiosità apprezzamento ed interesse a farvi parte. Una attività anche questa specialistica, normalmente condotta da chi si interessa di comunicazione commerciale in maniera moderna.


Tante cose da fare: e chi le fa?

Il mondo del cambiamento è tale per tutti e volerne far parte vuol dire cimentarsi con tantissimi competitors che si propongono di fare altrettanto. Quello che fa la differenza è la capacità di fare le cose meglio e sottrarsi dalla massa di coloro che fanno le cose senza prudenza e senza controllo. I professionisti rivestono in quest’ambito un ruolo fondamentale.


I Professionisti

Richiamando l’immagine della Filiera si vede come per ciascun tassello vi sia una competenza professionale specifica. Tutte queste competenze vanno coordinate in un pool capace di collaborare con le proprie capacità, specificità e conoscenze in funzione del risultato finale. Non esiste, nel mondo che cambia, chi possa dire ”Faccio tutto io”, se lo dicesse sarebbe in mala fede. La risposta esatta è, invece: ”Ho la competenza, gli strumenti specialistici e le conoscenze per creare un pool di lavoro col quale lei, imprenditore, potrà collaborare. Lo scopo del pool è dare concretezza al suo progetto“.

In questo senso i professionisti dell’area economica hanno un ruolo fondamentale perché più di altri sono in grado di fare squadra con gli altri professionisti provenendo da specializzazioni che hanno nell’azienda il momento centrale.


Tuttologi, Fiscalisti e Consulenti Strategici d’ Impresa

Qui si impone una distinzione fondamentale per l’imprenditore che intenda avviare un progetto (nuovo o di risanamento aziendale) nei termini di cui sopra. Si è già detto, parlando di filiera, della molteplicità di competenze e di come sarebbe in mala fede chi sostenesse di poterle coprire tutte. Questi sono i Tuttologi che ben difficilmente possono essere inquadrati come partners di un progetto di sviluppo. Il discorso potrebbe continuare ma la loro è una “specializzazione –non specializzazione” che non merita ulteriori commenti.

Quanto ai fiscalisti la loro specializzazione li vede competenti nella risoluzione di aspetti anche estremamente delicati in campo fiscale ed immersi in una normativa complessa ed in continua evoluzione. Il loro ruolo va visto in collaborazione con quello di coloro che realmente si pongono al vertice del pool di supporto per l’imprenditore nella realizzazione del suo progetto, ovvero i Consulenti Strategici d’ Impresa. Si tratta di professionisti che si distaccano dai fiscalisti, con i quali comunque collaborano, che per la competenza acquisita nel mondo delle Aziende, della risoluzione dei loro problemi di rilancio come anche di mantenimento, per la competenza ed il prestigio che viene loro riconosciuto dai terzi che hanno conosciuto e con i quali hanno collaborato in anni di impegno nel settore dell’economia aziendale, per la visione dello sviluppo come arma strategica in un mondo che cambia, sono realmente in grado di assumere il ruolo di coordinatori prestigiosi ed autorevoli all’interno del pool, (del quale loro stessi molto spesso sono i creatori), in grado di supportare il progetto imprenditoriale.


In un mondo che cambia il passato è passato

Ecco allora che la possibilità di affrontare il cambiamento può essere appannaggio anche delle piccole e medie imprese artigianali e commerciali che possono perseguire i propri obiettivi, affrontando e risolvendo le problematiche che per loro, che vogliono continuare ad esserci, il mondo che cambia inevitabilmente presenterà. In un mondo che cambia il passato è passato, così come lo sono certe figure professionali, certi modi di intendere il ruolo dell’impresa e dell’imprenditore, la sfiducia nel nuovo ed il pensiero che il passato tornerà e se andava bene una volta tornerà ad andare bene anche in futuro. Bisogna solo circondarsi di idee e collaboratori che siano allo stesso tempo entusiasti e competenti.

La competenza è la capacità professionalmente ineccepibile di indicare all’imprenditore soluzioni innovative per consentirgli di perseguire i propri progetti in un mondo che cambia.
 


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© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
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