Guida ragionata e commentata del Decreto Liquidità - Parte I°


Micro Finanziamenti alle Imprese e Professionisti
Interventi del Fondo di Garanzia

In questo commento si analizzeranno le condizioni di accesso ai finanziamenti alle imprese e professionisti nel limite di 25.000,00 Euro grazie all’intervento del Fondo di Garanzia per lo sviluppo delle PMI.
Gli altri interventi previsti per il finanziamento alle imprese dal Decreto Liquidità saranno analizzati nella Parte II° del presente commento.
 
A qualche giorno di distanza dalla pubblicazione del “Decreto Liquidità” sulla Gazzetta ufficiale ed alla luce dell’autorizzazione giunta quest’oggi dall’Unione Europea, è ora possibile abbozzare una sintesi delle disposizioni adottate.
 

Finalmente soldi alle imprese?
Assolutamente no.

Siamo alle solite, si confonde, o si vuol confondere, il “Rilascio di Garanzie“ con la “Liquidità”.
La “liquidità” consiste nella disponibilità di soldi contanti, le “garanzie” sono invece impegni generici a restituire il denaro (ovvero la liquidità) a chi decida di prestarlo. In generale, quindi, la “garanzia” è la premessa necessaria per ottenere la “liquidità”.
 

In Italia, chi ha la liquidità?

Certamente le banche e, in generale, gli Istituti Finanziari, Enti di Previdenza Sociale, Fondi di investimento.
I ricchi risparmiatori, specie di Zii Paperone che non dormono la notte per la paura della patrimoniale, che non tengono i soldi sotto il materasso ma lo immettono nel circuito finanziario per fini speculativi privati.
I piccoli risparmiatori, la gente comune, che è riuscita a risparmiare qualche Euro - visto che l’Italia è uno dei paesi dove la propensione al risparmio è maggiore - e che preferibilmente li conserva presso le banche.
 

Il Decreto Liquidità offre alle imprese denaro o garanzie?

Il Decreto Liquidità offre agli Istituti Finanziari le GARANZIE affinché questi aprano le proprie casseforti per dare liquidità alle imprese e ai professionisti colpiti dagli effetti del Coronavirus.
L’ABI (Associazione Bancaria Italiana) già da diversi giorni, per mezzo di una propria corposissima circolare, ha dato alle banche le indicazioni su come procedere. Quindi le banche hanno già tutte le istruzioni su come operare, mancava però l’autorizzazione della Unione Europea, giunta oggi.
 

Perché lo Stato offre solo garanzie e non eroga direttamente la liquidità alle imprese?

La risposta è semplicissima: lo Stato non ha denaro ma solo debiti.
Da anni ed anni le casse dello Stato sono vuote perché tutte le entrate sono destinate a coprire debiti, non solo pregressi, ma anche quelli che di giorno in giorno si accumulano.
Il sistema economico Italiano non è mai riuscito, dal dopoguerra in poi, a produrre una ricchezza (PIL), tale da generare un flusso finanziario sufficiente a coprire il proprio debito.
Di qui il generarsi di sempre nuovi debiti in quanto lo Stato, per fronteggiare le proprie necessità e non potendo contare, come detto, su adeguati flussi di liquidità generati al suo interno, ha da sempre dovuto farsi prestare i soldi con l’emissione di titoli di stato, (che altro non sono che dei “pagherò”), con il prelievo fiscale, riducendo le risorse per settori fondamentali come la sanità, la scuola, le infrastrutture, le opere pubbliche, facendosi autorizzare dall’Europa a presentare bilanci in deficit, etc.
 
Da qui tutte le conseguenze che vediamo in questi giorni: dall’insufficienza del nostro sistema sanitario, alle scuole che chiudono, ai ponti che crollano, al dissesto geologico.
 
E’ con queste premesse che lo Stato si rivolge a chi i soldi li ha, soprattutto l’Europa, che si pretenderebbe facesse prestiti sulla fiducia a un Paese indebitato da sempre, che dei soldi ha sempre fatto l’uso peggiore e che, per di più, non produce ricchezza sufficiente, ovvero si ostina a mantenere un tenore di vita inadeguato, e alle banche, private e statali, che raccolgono i risparmi della gente e proprio per questo hanno mille timori nell’erogarli perché temono di non riuscire a restituirli ai legittimi proprietari (i risparmiatori, appunto), se solo questi volessero vederseli rimborsare.
 

Quali sono le condizioni per accedere alle garanzie statali?

Sarebbe possibile riepilogare le condizioni alle quali le garanzie statali possono essere concesse a imprese e professionisti?
In termini di rilascio di garanzie, il Decreto Liquidità prevede due pilastri:

  • SACE (banca dello Stato);

  • il Fondo per lo sviluppo delle PMI.

Due enti che con il Decreto Liquidità sono in prima linea per concedere le garanzie e rendere rapida e immediata l’attuazione dei provvedimenti previsti dal Decreto.
 

Garanzie offerte dal Fondo per lo sviluppo delle PMI.

  • Il Fondo per lo sviluppo delle PMI opera nei confronti delle banche offrendo loro una garanzia a fronte delle somme che andranno a erogare alle imprese e ai professionisti, a ristorno dei danni da essi patiti per effetto dell’epidemia da Coronavirus;

  • i tassi di interesse, le condizioni di rimborso, nell’ambito dei limiti fissati dalla norma, sono lasciati alla libera contrattazione tra le parti, con la sola eccezione del tasso massimo di interesse applicabile alle operazioni di finanziamento di importo sino a 25.000 euro.

  • Gli Interventi del Fondo risultano diversificati a seconda che:

A.        Siano specifici per le imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19.
B.        Siano previsti per la generalità delle PMI.
 
In questo commento tratteremo solo le operazioni di cui alla lettera A., lasciando a un successivo commento quelle di cui alla lettera B e quelle contro garantite dal secondo pilastro, individuato dal Decreto Liquidità, ovvero Sace.
 

Interventi specifici per le imprese danneggiate dall’emergenza Covid-19

•          Si rivolgono a imprese, lavoratori autonomi e professionisti;
•          l’attività dei quali sia stata danneggiata dall’emergenza Covid-19.
•          Tale circostanza deve essere autocertificata dal richiedente.
•          Deve trattarsi di nuovi investimenti (non prosecuzione di precedenti).
•          La garanzia da parte del Fondo alla banca erogante è del 100%.
•          I finanziamenti devono prevedere:

  • Preammortamento di non meno di 24 mesi.

  • Durata del finanziamento almeno 6 anni.

  • Importo:

    • Non superiore al 25 % dei ricavi/compensi 2019.

Come risulta da:

ultimo bilancio depositato;

ultima dichiarazione dei redditi presentata.

•          Limite Massimo di € 25.000,00.
•          Il rilascio della garanzia è automatico e gratuito (non vi è valutazione del Fondo)
La Banca, pertanto, eroga il finanziamento con la sola verifica formale del possesso dei requisiti (senza attendere l’esito dell’istruttoria del Fondo).


Scadenza domande, bilanci e dichiarazioni dei redditi: chi viene prima?

  • La domanda va presentata entro il 31 Dicembre 2020
  • mentre i bilanci sottoposti a deposito potrebbero anche essere disponibili in tempi relativamente brevi (limitazioni di mobilità permettendo), ciò non può valere per le dichiarazione dei redditi, la cui data di presentazione non è neppure nota e comunque non prima di Novembre 2020.
  • Per presentare la domanda si dovrà quindi attendere.
  • LA BANCA NON E’ OBBLIGATA A EROGARE IL FINANZIAMENTO: NON E’ PREVISTO ALCUN AUTOMATISMO A QUESTO PROPOSITO.
     

La banca non è obbligata a erogare il finanziamento
Cosa significa?

Sotto questo aspetto, la norma prevede unicamente:

  • che la banca, POSSA, NON DEBBA, erogare il finanziamento con la sola verifica formale del possesso dei requisiti (senza attendere l’esito dell’istruttoria del Fondo);

  • che la richiesta venga presentata alla Banca rispettando la procedura definita dall’ABI (Associazione Banche Italiane) che ha già emesso la circolare con cui comunica a tutti gli istituti l’avvenuta pubblicazione del modulo da utilizzari per inoltrare la domanda all’Istituto di Credito.

 
Il Modulo, di 7 pagine, pubblicato sul portale del Fondo di Garanzia PMI e sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, è composto da:

  • un frontespizio dedicato alle generalità;

  • da tre schede rispettivamente dedicate:

  • alla richiesta di intervento del Fondo di Garanzia

  • che contiene sostanzialmente:

    • la dichiarazione sul possesso dei requisiti richiesti, tra cui:

    • che il richiedente non è destinatario di provvedimenti giudiziari;

    • che accetta che il Fondo acquisisca il diritto di rivalersi per le somme pagate;

    • che si impegna a trasmettere la documentazione richiesta;

    • che consente l’effettuazione di controlli;

  • alla dichiarazione sulla tipologia e sulle dimensioni dell’impresa (che va compilata solo dalle PMI, non dalle persone fisiche);

  • all’informativa sul trattamento dei dati.

 

Qual è l’iter la richiesta?

Il modulo, una volta compilato, va inviato alla banca e costituisce la base per chiedere il prestito fino al 25% dei ricavi/compensi, per un massimo di 25 mila euro.

  • Se un’azienda/professionista ha ricavi/compensi nel 2019 per almeno 100 mila euro potrà quindi chiedere il finanziamento di 25 mila euro.

  • Se invece avesse conseguito nel 2019 ricavi/compensi inferiori a 100 mila Euro, potrà richiedere al massimo il 25% dei ricavi/compensi 2019 dichiarati.

 
L’ invio alla Banca va fatto a mezzo posta elettronica: non è necessario utilizzare la PEC, basta una normale casella e-mail.
Non sono richiesti altri passaggi operativi.
E’ quindi perfettamente inutile recarsi allo sportello bancario e infatti già nella giornata del 14 Aprile i siti delle Banche, come nella migliore tradizione, erano intasati e la presentazione delle domande impossibile.
 

Le banche e la garanzia statale

Le banche hanno unicamente disposizioni di natura operativa, ma rimane intatta la rispettiva libertà di valutazione.
La circostanza che vi sia una garanzia Statale del 100% è per la banca elemento del tutto irrilevante.
Quello che conta è la capacità dell’azienda di restituire quanto prestatole.
Questo non vuol dire che le Banche credano che lo Stato non sia in condizione, nell’ipotesi in cui l’azienda/professionista non onori il proprio debito, di rimborsare il medesimo, a fronte dell’escussione della garanzia, è che temono che una sola virgola posta in maniera errata nella domanda ne determini la nullità, mettendo lo Stato garante nella condizione di negare il rimborso.
 
Senza contare l’irrilevanza della dichiarazione di possesso dei requisiti, ovvero l’esistenza del danno patito dall’emergenza Coronavirus - che non è niente di più che una “carta che si è lasciata scrivere” dal richiedente, in barba al fatto che per il sottoscrittore la propria dichiarazione abbia rilevanza penale.
Per non parlare infine dei controlli previsti a posteriori.
Le banche, per prime, hanno il terrore della burocrazia e per proteggersi aumentano la burocrazia stessa, che ne alimenta di ulteriore in una spirale senza fine.
 

Le banche potrebbero rifiutare il finanziamento?

Certamente, per una serie di motivi:

  • l’azienda potrebbe essere in una condizione di difficoltà anche anteriormente all’avvio del periodo di pandemia;

  • potrebbe essere nella condizione, generata o meno dalla crisi da Coronavirus, di non avere alcuna prospettiva di sopravvivenza (non esisterebbero quindi per essa i presupposti per la “continuità aziendale”);

  • lo stesso dicasi per il professionista, che potrebbe essere al tracollo, malgrado l’iniezione di liquidità.

Tutte circostanze che compromettono il “merito creditizio” del richiedente e determinano l’impossibilità di essere finanziato.
Da ultimo la considerazione generale, che è corretta, ovvero che il nostro sistema bancario è fondato sulla raccolta del risparmio privato.
Le banche, quando concedono prestiti, attingono a denari non loro ma di terzi, i risparmiatori: la prudenza nell’operare è quindi imprescindibile.
 

Quali sarebbero le conseguenze in caso di impossibilità del finanziamento?

Che il prestito non verrebbe erogato o che lo stesso, nella migliore delle ipotesi, dovrà essere contro garantito, non solo dallo Stato, ma anche dalle persone fisiche dei soci, ovvero dai titolari delle ditte individuali o dai professionisti, a seconda dei casi.
Questo a patto che questi ultimi siano affidabili sul piano personale.
Quanto sopra vale anche se la norma prevede l’irrevocabilità della garanzia statale, che è una condizione non assoluta perché non in grado di reggere a ipotesi fraudolente.
 

Cosa si dovrebbe fare in tal caso?

Si dovrebbe operare in modo che l’erogazione avvenga direttamente da Cassa Depositi e Prestiti o da Sace, saltando a pié pari il sistema bancario, ma sarebbe comunque impossibile perché lo Stato ha solo debiti e la liquidità non sta nelle sue casse che sono vuote.
 

Il nostro passato condiziona il nostro futuro?

Non è una affermazione strana, è la realtà dei fatti e ora ce ne dobbiamo, ahimè, rendere conto.
 
 

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© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
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