Decreto "Rilancio": contributi a fondo perduto per Professionisti e PMI


Tanta enfasi e poca sostanza

Gli auspicati e tanto attesi contributi a fondo perduto sono finalmente approdati nel Decreto Rilancio.
Tanta enfasi ma, per i più, pochissima sostanza.
 
Si tratta di un provvedimento tanto atteso sia da parte delle piccole e medie imprese che dai liberi professionisti, amareggiati dal sostanziale mancato avvio del complesso di finanziamenti previsti dal Decreto Liquidità.
Il Decreto Liquidità conteneva e contiene risorse ben più importanti per le imprese di quanto non preveda il Decreto Rilancio, che tuttavia le banche non mettono a disposizione dei richiedenti e ciò malgrado la garanzia Statale arrivi in loro favore al 100% del finanziato.
 

Prima il rilancio, poi la paralisi della burocrazia

A bloccare tutto è l’imponente apparato burocratico che spaventa per prime le banche stesse, che temono di incappare in errori inaspettati, (tanto più facili in assenza di una prassi consolidata), che da soli consentirebbero allo Stato di conclamare la nullità della garanzia precedentemente rilasciata.
Senza contare il venir meno della stessa in ipotesi di fallimento del finanziato e le conseguenze penali nel momento in cui alla banca potesse essere opposto il reato di aver generato una condizione di indebitamento insostenibile in capo a soggetti affidati per i quali risultava evidente l’impossibilità di restituire quanto ricevuto.
 
Di qui la necessità per le banche di condurre istruttorie ponderose anche a fronte di richieste di piccolo importo, coinvolgendo inutilmente numerosi attori per lo svolgimento dei controlli di merito, così creando colli di bottiglia e la sostanziale paralisi dell’intero sistema erogatorio cui potrà forse porre rimedio il futuro “Decreto Semplificazioni”.
 

Prima il contributo, poi i controlli

Prima l’automatica concessione del contributo a fondo perduto e solo dopo i controlli di merito.
Le misure a favore delle PMI e professionisti sin qui emanate, hanno tutte in comune un iter per la concessione degli aiuti, governato dalla burocrazia.
Il Decreto Rilancio cerca di metterci, come si dice, “una pezza”, ma come in tantissimi altri casi anche qui il rimedio sembra peggiore del male che dovrebbe sconfiggere.
Partendo dalla logica premessa che l’efficacia degli aiuti è condizionata dalla tempestività con la quale l’agevolazione si realizza concretamente per il richiedente, il Decreto non rinuncia ai controlli di merito ma si propone di posticiparli rispetto al momento dell’erogazione.
Per ottenere i contributi a fondo perduto previsti dal Decreto Rilancio sarà quindi sufficiente presentare domanda all’Agenzia delle Entrate in modalità telematica, autocertificando la sussistenza dei requisiti prescritti e solo dopo l’erogazione dell’agevolazione, l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, effettueranno i controlli di merito.
 

60 giorni di tempo per presentare la richiesta, ma la data ancora non si sa

Non esiste ancora una data dalla quale questa procedura “virtuosa “e, per alcuni, addirittura rivoluzionaria per il Sistema Italia, prenderà il via.
Grazie a questa inversione dell’ordine dei fattori, prima l’erogazione e a seguire il controllo, è previsto, a partire dalla data che verrà disposta dall’Agenzia delle Entrate, una finestra di 60 giorni per poter inviare la richiesta.
Un “pronti…via” insomma, per il quale sarà il caso di prepararsi con anticipo, per quanto le modalità tecniche di preparazione dell’istanza, il suo contenuto informativo, i termini di presentazione, saranno definiti, come anticipato, con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate… speriamo presto.
 
Sulla base delle informazioni contenute nella domanda, il contributo a fondo perduto verrà corrisposto direttamente dall’Agenzia delle Entrate (in questo caso non si parla infatti di garanzie ma di denaro contante) mediante accredito diretto sul conto corrente bancario o postale intestato al soggetto beneficiario.
 

Condizioni di accesso tassative

  • L’erogazione del contributo è subordinato alla dimostrazione da parte del beneficiario di aver patito significative perdite nello svolgimento della propria attività di impresa o professionale, a causa della pandemia da Covid-19.
  • Le perdite si intendono significative se superiori a un terzo.
Se assumessimo ad esempio un volume di fatturato/compensi nel mese di Aprile 2019 di Euro 30.000,00 e di Euro 25.000,00 nel corrispondente mese di Aprile 2020, la riduzione sarebbe di Euro 5.000,00 ovvero di circa il 16%.
Si tratterebbe, nell’esempio, di una flessione inferiore al 33% e come tale non significativa.
  • Tale dimostrazione non è richiesta però per coloro che:
    • hanno avviato l'attività a partire dal 1° gennaio 2019;
oppure
  • hanno domicilio fiscale o sede operativa nei comuni che erano già stati individuati “zona rossa” prima del successivo ampliamento dello stato di emergenza a tutto il territorio nazionale;
  • non hanno avuto, nell’ esercizio 2019, un volume di ricavi superiore a 5 milioni di Euro.


Come si calcola il contributo a fondo perduto?

Per quantificare il contributo è necessario:
  • Calcolare la differenza tra l’ammontare del fatturato o dei corrispettivi:
    • del mese di aprile 2020
con quelli
  • del mese di aprile 2019.
  • Nel limite di ricavi per l’esercizio 2019 di 5 milioni di euro, si individuano a questo punto tre scaglioni di ricavi ai quali vengono associati specifiche percentuali necessarie al calcolo della misura dell’agevolazione:
  1. Ric. e Compensi esercizio 2019 da zero a 400.000,00 Euro = 20%
  2. Ric. e Compensi esercizio 2019 da 400.000,00 a 1 mln di Euro = 15%
  3. Ric. e Compensi esercizio 2019 da 1 mln a 5 mln di Euro = 10%
 
Premesso che esiste un minimo erogabile che prescinde dai parametri e che ammonta a:
  • Euro 1.000,00 per le ditte individuali e i professionisti che operano singolarmente;
  • Euro 2.000,00 per i soggetti diversi dai precedenti;
il meccanismo di calcolo prevede che se un’azienda o un libero professionista:
  • ha espresso nel 2019 ricavi/compensi per 400.000,00 Euro (con ciò appartenendo al primo scaglione di ricavi cui è collegata la percentuale 20%);
  • ha registrato un calo di fatturato/incassi nel mese di Aprile 2020 rispetto allo stesso mese del 2019 di 30.000,00 Euro passando ad esempio da 30.000,00 Euro nel 2019 a Zero Euro nel 2020;
L’agevolazione che gli verrà bonificata, come detto, direttamente dall’Agenzia delle Entrate sul conto corrente dedicato, sarà di €. (30.000,00 X 20% = € 6.000,00)
 

Stop ai “furbetti”

Successivamente all’erogazione del contributo, l’Agenzia delle Entrate comunicherà in via telematica alla Guardia di Finanza i dati pervenuti, che verranno poi riscontrati con quelli in possesso del Ministero dell’Interno.
In tutti i casi in cui l’ottenimento del contributo risulti - in tutto o in parte - non dovuto, verrà contestato il reato penale di “indebita percezione e truffa ai danni dello Stato”.
Qualora dalle verifiche dell’Agenzia delle Entrate dovesse emergere, poi, la non veridicità dei dati contenuti nella richiesta, l’importo erogato:
  • sarà totalmente recuperato;
  • maggiorato di sanzioni dal 100 al 200% oltre interessi.
Nel caso infine di false dichiarazioni nella certificazione di regolarità antimafia, che andrà allegata all’istanza telematica, è previsto il carcere da 2 a 6 anni.
 

Dare poco a tutti ovvero gettare i soldi dalla finestra

Come si vede il provvedimento ha solo la funzione di dare una “boccata di ossigeno” a imprese/professionisti nell’attesa che il Decreto Liquidità superi tutti i propri limiti e possa realmente sostenere la ripresa.
A parte casi “limite”, la regola sarà infatti che il contributo ottenibile risulterà di importo limitato perché al crescere dei ricavi/compensi 2019 si riduce il dato percentuale da assumere.
Si tratterà di un contributo a Fondo perduto e questo è certamente un dato positivo che si giustifica con la prevista modestia delle contribuzioni.
 
Purtroppo l’elemento caratterizzante anche il Decreto Rilancio è la solita assenza di programmazione, la mancata individuazione di aree strategiche di intervento che siano trainanti di indotti particolarmente potenti.
Definire linee strategiche di ripresa significa necessariamente inizialmente avvantaggiare alcuni settori per penalizzarne altri, ma all’interno di un percorso di crescita chiaro e preciso gli squilibri iniziali verrebbero presto riassorbiti.
 
Qui si cerca invece di accontentare tutti, dando loro un po’ di soldi.
Pochissimi, perché le casse dello Stato sono vuote.
A questo punto il denaro servirà a poco o nulla, visto che, in questo modo, lo avremo gettato dalla finestra.



 
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© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
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