Decreto Fiscale: novità su Riscossione e Credito d'Imposta per Ricerca e Sviluppo
Primi passi della manovra di bilancio 2022
Si ricomincia, come in ogni fine d’anno, a parlare della manovra di bilancio 2022.
L’iter necessario al suo varo, si è avviato con Decreto Fiscale.
Il 15 ottobre il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Fiscale collegato alla manovra di bilancio, con alcune novità importanti.
Si tratta della una bozza di un Decreto che, prima di essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, certamente subirà molte modifiche (probabilmente uno stravolgimento), che continueranno quando il Decreto avvierà il suo percorso parlamentare per essere alla fine convertito in legge.
Assisteremo, come ogni anno, “all’attacco alla diligenza” che le forze politiche faranno con l’intento di portare il massimo beneficio a coloro che le sostengono.
Il tutto a danno dello Stato, che siamo tutti noi cittadini, nel rispetto di una perfetta logica lobbistica nella quale, ai vantaggi procurati, corrispondono masse di voti ottenuti.
Per non parlare dei tornaconti personali che i singoli componenti le forze politiche, o i vari partiti, potranno assicurarsi a fronte di norme “ad personam” introdotte a forza nel totale disprezzo del bene comune.
Come ogni anno sarà mia cura aggiornarvi e commentare le norme che via via verranno introdotte, evidenziandone gli aspetti positivi, ma anche e soprattutto, almeno in base all’esperienza degli ultimi quarant’anni, le contraddizioni, l’inutilità e la destinazione in favore di particolari categorie di soggetti e, inevitabilmente, a danno di altre.
Cominciamo allora dalla bozza del Decreto Fiscale soffermandoci unicamente su un paio di punti che, probabilmente, stante il loro forte impatto nell’immediato, potremo vedere confermati nel testo definitivo che sarà sottoposto alla firma del Presidente della Repubblica.
Novità in materia di riscossione
Non si decade dai piani di rateazione se non si versano 18 rate e non 10 come attualmente previsto.
Si ricorderà che il termine per il pagamento delle rate scadute, a fronte di piani di rateazione del debito erariale emergente da:
avvisi di accertamento esecutivi emessi dall’Agenzia delle Entrate
avvisi di addebito emessi dagli enti previdenziali
atti di accertamento esecutivo emessi dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli
ingiunzioni, emesse dagli enti territoriali
atti esecutivi emessi dagli enti locali
emessi dall’8 marzo 2020 al 31 agosto 2021, era stato sospeso fino al 31 Agosto 2021, con obbligo di versamento integrale di quanto non versato in un’unica soluzione entro il 30 Settembre.
Una disposizione assurda sia quanto all’obbligo di pagamento integrale, che in riferimento alla data di scadenza.
Indipendentemente dalla emergenza COVID, infatti, era ed è un adempimento impossibile da rispettarsi per qualunque impresa interessata, potendo trattarsi, nella generalità dei casi, di somme ingenti.
Il Legislatore dimostrava allora il proprio completo sganciamento dalla realtà e la propria mala fede, perché era lecito aspettarsi una gestione morbida del riavvio del pagamento di quanto sospeso.
Quando mai il creditore opera per “ammazzare” il proprio debitore?
Basta il buon senso a far capire che il creditore (lo Stato o ogni impresa nei confronti dei propri clienti) ha interesse a far sì che il proprio creditore goda di ottima salute e per lungo tempo, perché questa è l’unica via per incassare (si spera) il proprio credito.
“Pannicelli caldi” anziché soluzioni
Il Governo, con il Decreto in bozza varato ieri, è intervenuto solo per tamponare la questione e non certo per risolverla.
La bozza del Decreto prevede infatti, unicamente, che il margine di tolleranza per considerare i versamenti tempestivi passi da 10 a 18 mesi.
Nessuna apertura sul fronte del consolidamento del debito erariale e del differimento dei termini di incasso a una data significativamente in avanti (per consentire alle imprese di consolidare in capo ad esse gli effetti positivi della ripresa in atto), dalla quale far partire poi una rateazione che consenta alle imprese il pagamento e non il suicidio.
Unicamente l’ampliamento a 18 mesi della finestra temporale all’interno della quale effettuare i pagamenti, perché il piano di rateazione non venga considerato decaduto con conseguente obbligo di versare in toto quanto mancante.
Sono allungati i termini di pagamento per le cartelle notificate dal 1° settembre (data a partire dalla quale è ripresa l’attività dell’Agente della riscossione) al 31 dicembre 2021.
In questo caso vengono concessi 150 giorni (invece degli attuali 60) per effettuare il versamento.
Fino allo scadere del termine dei 150 giorni non saranno dovuti interessi di mora e l’Agente della riscossione non potrà agire per il recupero del debito.
Chi non ha versato le rate della rottamazione delle cartelle esattoriali (Rottamazione Ter e Saldo e Stralcio), ha tempo fino al 30 novembre per evitare di decadere dall’agevolazione.
Era stato il Decreto Sostegni bis (D.L. n. 73/2021) a prevedere che non si sarebbe determinata l’inefficacia di tali definizioni qualora il versamento delle relative rate fosse stato eseguito nel rispetto di una precisa scaletta di pagamento che andava dal 31 Luglio al 30 Novembre del presente anno.
Si può dare per scontato che un gran numero di contribuenti non sia riuscito a onorare tali nuove scadenze.
Ed ecco il “pannicello caldo” che il Governo ci propone:
indipendentemente dalla rateazione ed suo mancato rispetto, se si versa il dovuto in un’unica soluzione entro il Novembre 2021, non si decade dall’agevolazione.
Il capitolo “Fisco” non si esaurisce qui
Infatti ci sono novità anche per quanto riguarda il Credito d’imposta concesso a fronte delle spese sostenute in Ricerca e Sviluppo.
Come è noto, le imprese che abbiano sostenuto e sostengano spese per la Ricerca e Sviluppo, possono godere di un Credito d’imposta di importo molto significativo (anche se via, via ridotto di finanziaria, in finanziaria) da utilizzare direttamente in compensazione di tutti i tributi che transitano sul Modello di pagamento F24.
Errori e spese creative
Molte, troppe imprese, si sono “inventate” spese di ricerca e sviluppo inesistenti o sopravvalutate finendo per utilizzare Crediti d’imposta a loro volta inesistenti o di importo eccessivo.
Esiste anche il caso che le imprese abbiano commesso degli errori nel calcolo del Credito d’imposta spettante.
Le sanzioni fiscali, in ipotesi di utilizzo di un Credito d’imposta inesistente in tutto o in parte, sono estremamente pesanti.
Si può dire, in prima approssimazione, che la sanzione pesa quanto il credito indebitamente utilizzato.
In pratica, in presenza di una contestazione avanzata dall’Agenzia delle Entrate circa la misura o l’esistenza del credito in argomento, la pretesa fiscale riguarderebbe la restituzione del credito indebitamente utilizzato maggiorato di una somma uguale a titolo di sanzione.
Il paracadute del Credito d’imposta
A parte coloro cui il Credito d’imposta spetta realmente, ma che hanno commesso errori nella sua quantificazione, per tutti gli altri ecco che la norma apre il paracadute.
Hanno, di fatto, truffato lo Stato, che siamo tutti noi cittadini, non dimentichiamocelo mai, e ora non “pagheranno dazio” potendo, per i crediti maturati dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2014 e fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2019, semplicemente riversare nelle casse erariali, senza applicazione di sanzioni e interessi, il credito d’imposta indebitamente utilizzato.
L’accesso alla procedura sarà in ogni caso escluso nei casi in cui il Credito d’imposta utilizzato in compensazione sia il risultato di condotte fraudolente, di fattispecie oggettivamente o soggettivamente simulate, di false rappresentazioni della realtà basate sull’utilizzo di documenti falsi o di fatture che documentano operazioni inesistenti, nonché nelle ipotesi in cui manchi la documentazione idonea a dimostrare il sostenimento delle spese ammissibili al Credito d’imposta.
Come funziona la procedura di riversamento?
A livello operativo, la procedura di riversamento spontaneo dell’importo del Credito d’imposta indebitamente utilizzato in compensazione dovrebbe attivarsi mediante l’invio di apposita istanza all’Agenzia delle Entrate entro il 30 settembre 2022.
La somma corrispondente al Credito d’imposta in esame, indicato nella comunicazione inviata all’Agenzia delle Entrate, dovrebbe essere riversato entro il 16 dicembre 2022, con la possibilità di rateizzare l’importo in 3 rate (con interessi legali), di cui la prima da corrispondere entro il 16 dicembre 2022 e le successive entro il 16 dicembre 2023 e il 16 dicembre 2024.
Sanatoria o “condono” sotto mentite spoglie?
La norma riguarda ovviamente anche coloro che hanno calcolato il Credito d’imposta in misura errata ed è una cosa pacifica in quanto non hanno certamente truffato nessuno.
Ma per gli altri?
È giusto questo, per come oggi è dato di capire, “condono”?
Questa iniziativa ci riporta agli anni bui dei Condoni Tombali, delle Sanatorie a zero sanzioni e interessi, unica l’Italia in tutta Europa a operare in questi termini, per favorire il rientro dei capitali illegittimamente portati all’estero.
Il riferimento, che il Decreto fa, all’esclusione dalla sanatoria di coloro che abbiano agito in maniera fraudolenta, non si capisce che valenza operativa possa avere.
Si dovrebbe pensare che l’Agenzia delle Entrate fosse in grado di controllare puntualmente tutti coloro che restituiscono il credito indebitamente utilizzato, per gravare delle sanzioni tutti coloro che, con la restituzione, volessero mascherare la truffa operata.
Ma sappiamo bene che la parola “controllo” non appartiene al vocabolario dell’Agenzia delle Entrate se non per i piccoli/piccolissimi imprenditori e professionisti dove l’azione accertatrice è facile e l’incasso pacifico.
Per questi, infatti, il rapporto costi/benefici di un contenzioso non potrà che pendere a favore del pagamento senza obiezioni.
Una discriminazione bella a buona a danno dei piccoli che finiscono per essere vessati sistematicamente malgrado siano quelli che, ben più dei “grandi”, le imposte le pagano, eccome!
Staremo a vedere come l’Agenzia delle Entrate svilupperà la propria azione di indagine per evitare che questa sanatoria diventi un “condono sotto mentite spoglie” a vantaggio dei veri evasori.
Il Decreto Fiscale contiene altri punti rilevanti?
Certamente, ma per ora è prematuro procedere a ulteriori approfondimenti.
Gli elementi a disposizione sono pochissimi.
Aspettiamo qualche giorno e vedremo se sarà possibile valutare gli ulteriori interventi e fare le necessarie valutazioni con consapevolezza.
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