Precedentemente ho parlato di questo argomento nell’articolo I 10 anni di altalena dei bitcoin
apparso nel sito dello Studio Associato MSC.
Cosa sono le criptovalute e come funzionano
L’art. 1 del D.lgs. 90/2017, che dà attuazione alle disposizioni UE relative alla prevenzione dell'uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi da attività criminose, le identifica come «la rappresentazione digitale di valore, non emessa da una banca centrale o da un’autorità pubblica, non necessariamente collegata a una valuta avente corso legale, utilizzata come mezzo di scambio per l’acquisto di beni e servizi trasferita, archiviata e negoziata elettronicamente.».
Le criptovalute non hanno quindi natura fisica, ma informatica e sono gestite mediante dispositivi elettronici e piattaforme digitali.
Si tratta di mezzi di pagamento e investimento che, per circolare, utilizzano reti informatiche.
La loro circolazione è sottoposta a una normativa specifica?
La circolazione delle criptovalute non è soggetta ad alcuna disciplina regolamentare specifica, né a un’Autorità Centrale (come da noi la Banca d’Italia) che ne governi la stabilità.
Malgrado ciò tale tipologia di moneta “virtuale” è di sempre più larga diffusione e viene utilizzata come vera e propria moneta alternativa a quella avente corso legale.
La circolazione dei bitcoin quale mezzo di pagamento, si fonda sull’accettazione volontaria da parte degli operatori del mercato che, sulla base della fiducia, la ricevono come corrispettivo nello scambio di beni e servizi, riconoscendone, quindi, il valore di scambio, indipendentemente da un obbligo di Legge.
La visione del signor Satoshi
Il misterioso signor Satoshi, uno pseudonimo dietro il quale resta celato l’ideatore della criptovaluta, poco più di dieci anni fa mise in rete il primo sistema di pagamenti virtuali, basati cioè sull’annullamento di ogni forma di intermediazione, ad esempio da parte delle banche.
Ed è proprio per questo, nella visione di Satoshi Nakamoto, che il bitcoin, la criptovaluta per definizione, è uno strumento totalmente affidabile, perché a crearlo e gestirlo sono computers e algoritmi di crittografia.
Come avviene la circolazione delle criptovalute?
La rete di computer è conosciuta col nome di “Blockchain”.
Quest’ultima è considerata la principale innovazione tecnologica nel sistema finanziario e si pone alla base della cosiddetta Finanza Decentrata, vale a dire una finanza che supera l'attività di intermediazione e mette a diretto contatto tra loro gli operatori di mercato con "Smart Contratto".
Bitcoin, Blockchain e CO2
Le Blockchain sono reti di computer impegnate a tracciare le movimentazioni finanziarie.
Si ritiene che se la criptovaluta fosse adottata in maniera generalizzata, il mining con cui essa viene generata dai super-computer, richiedendo intense operazioni di calcolo che consumano elettricità, causerebbe un innalzamento di 2 gradi centigradi della temperatura globale del pianeta nel giro di 15 anni.
Lo sostengono diversi studi tra i quali quello svolto dall'università delle Hawaii a Manoa, che ha calcolato inoltre che produrre bitcoin nel solo 2017 ha causato l’emissione di 69 milioni di tonnellate di CO2.
Quali sono gli utilizzi principali delle criptovalute?
Ad oggi le forme di utilizzo delle criptovalute sono due:
per gli investimenti;
per i pagamenti.
Nel primo caso, attualmente di gran lunga prevalente, le criptovalute sono investimenti speculativi alternativi, mentre nel secondo, ancora poco sviluppato, funzionano come una moneta, creando una potenziale circolazione parallela.
Questa seconda forma di utilizzo crea però troppe difficoltà legate alla volatilità, a cui tentano di ovviare le “criptovalute stabilizzate”, grazie a un ancoraggio ad attività sottostanti, principalmente il Dollaro Statunitense.
Criptovalute e sistema di valuta ufficiale
L’esigenza di agganciare le criptovalute a dei parametri di riferimento stabili nasce dalla constatazione dei legami tra le criptovalute destinate a investimento con quelle utilizzate come mezzo di pagamento.
Quanto più volatile è l'investimento, tanto meno adatta diventa una criptovaluta come mezzo di pagamento negli scambi.
Ancora oggi la criptovaluta è usata prevalentemente nella finanza, ove copre non meno del 60% delle iniziative e non è un caso se le prime grandi aziende statunitesi che si erano dichiarate pronte ad accettare le criptovalute come mezzo di pagamento, abbiano prestissimo abbandonato l'idea.
La pizza più costosa del mondo
Un aneddoto ci descrive la storia di un “mangiatore di pizze” che nel 2011 decise di comperarne due spendendo 10.000 bitcoins che al cambio attuale varrebbero 488 milioni di dollari.
Questa amplissima fluttuazione sottolinea l'incredibile volatilità del mondo delle criptovalute, che potrebbe, forse, limitare la loro possibilità di utilizzo.
Il 5 ottobre del 2009 un bitcoin (la criptovaluta per antonomasia) valeva USD 1.309.
Oggi ne vale circa USD 43.672.
Una realtà parallela che non si può ignorare
Recentemente il bitcoin e le altre criptovalute sono crollate del 20% circa, per poi riprendersi parzialmente.
Questa fluttuazione, che è passata quasi inosservata sui media tradizionali, può sembrare una curiosità o un fatto esotico, ma non è così perché il mondo delle criptovalute sta diventando una realtà parallela troppo grande per essere ignorata.
La capitalizzazione di mercato delle criptovalute ha ormai superato i 2,5 trilioni di dollari contro i 100 trilioni della moneta.
Incredibilmente, il mercato principale è diventato l'Europa.
Qual è lo scenario attuale per le criptovalute?
Semplificando, la crescita delle criptovalute impone alcune divisioni.
La prima potrebbe essere la distinzione geografica tra l'Asia e il mondo occidentale, che si differenziano per una diversa imposizione da parte delle Autorità Centrali.
Una condizione più molto più “dirigista” in Asia piuttosto che negli Stati Uniti e in Europa.
La Cina, ad esempio, si propone di intervenire sul mercato attraverso una normativa imposta dall’alto, sperimentando il “cripto-yuan” in occasione delle prossime olimpiadi invernali nel 2022.
Nel mondo occidentale stanno invece emergendo le prime “cripto banche”, collegate con le principali banche centrali, con le quali stanno lavorando a stretto contatto, per introdurre le proprie criptovalute come il “cripto-dollaro”, il “cripto-euro”, oltre alla “cripto-corona” svedese.
Il rischio, in questi casi, è la sovra regolamentazione.
Per questo al modello cinese, di fatto un monopolio della banca centrale, si contrappone un modello più liberista nel mondo occidentale.
Una seconda divisione potrebbe essere di tipo generazionale, con i giovani pienamente coinvolti, diversamente dalla maggioranza dei più adulti.
Una terza potrebbe essere di tipo Istituzionale, con i Big Tech, che gestiscono le piattaforme di criptovaluta, contrapposti alle banche commerciali e alle banche centrali e con gli investitori privati che si sono mossi per primi.
Le criptovalute e la privacy
Uno degli aspetti più discussi, parlando di criptovalute, è quello della privacy.
Le circolazione delle criptovalute è stata sempre presentata come, allo stesso tempo, “anonima” e “trasparente”.
Un’apparente contraddizione, dovuta alla doppia natura delle criptovalute, il cui utilizzo non richiede mai di palesare la propria identità anagrafica, consentendo di nascondersi dietro anonime chiavi pubbliche di accesso alle diverse piattaforme digitali.
Contemporaneamente tutte le transazioni che si vanno a fare sono visibili a chiunque osservi la Blockchain.
Ciò rappresenta l’esatto opposto dei sistemi di pagamento digitali tradizionali, dove ogni movimento è associato alla nostra identità reale e, allo stesso tempo, visibile per questo solo al gestore del sistema e non al mondo intero.
La privacy e lo scaricabarile delle piattaforme digitali
In questo contesto è preoccupante che vi siano società di “Blockchain analisys” che dichiarino di essere in grado dare un nome agli utilizzatori di criptovalute per investimenti e pagamenti, analizzando le transazioni su Blockchain, grazie ad algoritmi proprietari che permettono di identificare l’utente e i suoi rapporti con altri attori nel network.
Ancora più preoccupante è la considerazione che la prima linea di difesa, rispetto alla possibilità di estrapolare informazioni dalla Blockchain, sia in capo agli utenti, che devono assumere le precauzioni necessarie per massimizzare la propria privacy.
Una sorta di scaricabarile da parte delle piattaforme digitali, che pretendono di acclarare la sicurezza di un sistema, non intervenendo a tutela delle informazioni che lo popolano e che riguardano nomi e transazioni degli attori che vi operano.
Il lato oscuro della “Blockchain analysis”
Da ultimo è altrettanto preoccupante che oggi, come affermano coloro che contestano la possibilità di estrapolare dalla Blockchain dati coperti dalla privacy, nella maggior parte dei casi l’estrapolazione sia possibile, ma che un’azienda che sviluppi “Blockchain analysis” possa al massimo fornire solo sospetti su chi possa esserci dietro una transazione con criptovalute, perché non sarà mai in grado di fornire prove certe circa la sua identità.
Come dire che si dovrebbe essere contenti che l’identificazione possa essere solo approssimativa, non pensando che un’identificazione incerta è molto peggio di una puntuale, aprendo la strada a illazioni, contestazioni penali e fiscali che ben potrebbero ricadere su chi non avesse nulla a che fare con quanto a lui imputato.
Non bisogna infatti dimenticare che gli investimenti in criptovalute devono essere dichiarati dal contribuente nella propria dichiarazione dei redditi e che le plusvalenze derivanti dai disinvestimenti operati sono soggette a un ben preciso regime di tassazione.
Quanto all’ aspetto penale è noto come le criptovalute siano spesso associate, in quanto associabili, alle transazioni effettuate nel cosiddetto “Deep Web”, perché utilizzate da operatori senza scrupoli che hanno dato vita a vere e proprie truffe e a un suo utilizzo in ambienti discutibili e di scarsa legalità.
Vantaggi e rischi delle criptovalute
Cosa si può dire in conclusione?
L’utilizzo delle criptovalute, come mezzo di pagamento e di investimento, porta certamente a dei vantaggi, associati a una loro circolazione più rapida e a costi ridotti.
Tuttavia l’assenza di regolamentazione fa sì che questo sistema parallelo, via via che cresce, possa minimizzare le procedure di controllo proprie della politica monetaria che ogni Stato deve sviluppare in armonia con gli altri.
Quello che viene operato dagli Stati non è una sorta di “Controllo Mondiale”, ma la declinazione pratica delle esigenze di tutela sistematica, che un mondo parallelo attualmente non regolamentato, come quello delle criptovalute, inevitabilmente compromette.
La regolamentazione di quest’ultimo è la condizione perché esso possa svilupparsi interagendo con quello oggi in essere.
Efficienza, sicurezza, regole e principi
Siamo quindi di fronte a una perdita di libertà per un sistema, quello delle criptovalute, che di essa fa una sorta di “mantra”?
Forse, ma la nascita e lo sviluppo di un sistema destinato a un’utenza planetaria non può prescindere da regole e principi cardine che escludano, per esso, l’eventualità di una sorta di monopolio da parte delle Big Tech, creando - viceversa - opportunità per gli utilizzatori in un contesto di efficacia, efficienza e sicurezza.
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