Nel video si tratta il tema dal punto di vista dell'attualità e del dibattito politico.
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Il Concordato Preventivo Biennale, punta di diamante della Riforma Fiscale che è al centro del programma di governo, non ha fatto in tempo a essere varato che già le discussioni dilagano.
Non c’era da immaginarsi nulla di diverso, in particolare dopo che, con la modifica apportata al provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri del 25 Gennaio, esso è stato esteso a praticamente tutte le Partite Iva soggette agli Isa.
La critica dell’opposizione al governo è stata immediata.
Tutto nasce dalla particolarità del provvedimento che consente al contribuente di predefinire con il fisco il reddito che si maturerà nel biennio a venire e la considerazione che quest’arte divinatoria, tanto più nello stato di totale incertezza nel quale viviamo, sembra essere appannaggio degli evasori fiscali, che non hanno nulla di divino, ma si sono allenati negli anni a “pilotare” il proprio reddito secondo le loro preferenze ovvero, nel caso del concordato preventivo, al livello che sarà predefinito con il fisco ottenendo di pagare le tasse che vogliono.
Per di più coperti da una sorta di impunibilità che consentirà loro di occultare, più o meno tranquillamente, i propri redditi reali visto che il fisco ha affermato che gli accertamenti verranno concentrati nei confronti di coloro che non aderiranno al concordato.
Come dire che a essere controllati saranno gli onesti, che non hanno nulla da nascondere e per questo sono disposti ad accettare il contenzioso col fisco, anziché meno coloro che, per propria convenienza perché certamente non lo faranno per amor di patria, sceglieranno di aderire al concordato biennale.
Ma la discussione si è infiammata anche all’interno del governo.
Il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha forse pensato che i regali agli evasori stessero diventando un po’ troppi e li ha messi in guardia dicendo che, indipendentemente da tutto, l’evasione equivale a un ‘atto terroristico’ ai danni dello Stato e che l’Agenzia delle Entrate analizzerà i profili social degli evasori perché, come il diavolo, questi fanno le pentole ma non i coperchi e li si trova sui social che si riprendono col telefonino in resort extralusso, oppure in ristoranti stellati, o alla guida di ipercar, avendo presentato denunce dei redditi da nullatenenti.
La Lega si è imbestialita e Alberto Da Giussano si rivolta nella tomba.
Il fisco deve essere buono, ha detto, e se si comporta così, tanto buono non è.
Esaminare i profili social vuol dire invadere la privacy (come dire che si può essere sui social privatamente) e valutare il tenore di vita in rapporto al reddito dichiarato, insomma voler ad ogni costo cercare il modo di far pagare le tasse a chi il “pizzo di stato” non lo accetta.
E via così, come al solito, di polemica in polemica, sempre con l’unico intento di portare acqua al proprio mulino in un periodo di tornate elettorali a getto continuo.
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© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
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