Chi è un appassionato cinefilo certamente ricorderà il film “Capitani Coraggiosi” di Victor Fleming, grazie al quale Spencer Tracy si aggiudicò l’Oscar nel 1938.
I Capitani Coraggiosi sono lui e la sua ciurma, che traggono in salvo nella loro barca il viziato rampollo Freddie Bartholomew.
Freddie, vivendo una drammatica avventura e imparando dal loro esempio, diventerà un vero uomo.
Parliamo di aziende e degli imprenditori che le animano.
Tra di loro esistono i Capitani Coraggiosi?
Se pensiamo agli imprenditori onesti, agli artigiani, ai commercianti, ai professionisti che, con caparbietà, lavorano per dare il proprio contributo umano e sociale al nostro paese, investendo, rischiando, preoccupandosi di non far mancare nulla ai propri dipendenti, consapevoli che hanno in mano, non solo la loro vita, ma anche quella delle persone che dipendono da loro, di Capitani Coraggiosi ne troviamo in quantità.
Ma nel loro lavoro e impegno sono lasciati soli.
Nulla di concreto viene fatto.
Alzi la mano chi può dire di essere stato aiutato concretamente, nella propria attività, da un provvedimento, da una qualunque iniziativa dello Stato che abbia aperto in maniera stabile una via per lo sviluppo della sua impresa.
Alzi la mano chi può dire che lo Stato sia intervenuto realmente a sostegno della crescita, della creazione di infrastrutture utili, del varo di manovre che non si siano rivelate come pensate a favore di speculatori e truffatori portatori di voti; che si sia impegnato nel creare sostegni finanziari e fiscali in favore di tutte le categorie e non solo di alcune escludendone altre, oppure nella lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero.
Pensiamo all’attuale legge finanziaria, che si distingue per l’assenza di qualsivoglia intervento per le imprese (che non sia di facciata) e per essere stata varata “in deficit”, strutturata cioè sulla necessità di un aumento del debito statale, non bastando le nostre sole risorse a finanziarla.
Una finanziaria in cui le spese impazzano per favorire gli interessi di chi è portatore di voti, alla faccia di entrate insufficienti.
Quella erariale è la prima voce di entrata nel bilancio statale, ma la lotta all’evasione fiscale non porta voti.
Se, per questo motivo, essa non viene condotta, se le spese non possono essere controllate perché quelli che elettoralmente contano non vanno penalizzati, se la ricchezza prodotta dal paese non è sufficiente perché non viene sostenuta, se non dal rimboccarsi le maniche di imprenditori, artigiani e commercianti, la soluzione è andare a prendere i soldi a prestito, emettendo titoli del debito pubblico, pagando interessi sempre maggiori purché il mercato acquisti il nostro debito, finendo per indebitare il paese sempre di più solo per rimborsare i prestiti via via crescenti.
Un debito “cattivo”, come direbbe qualcuno, mentre quello “buono” sarebbe a fronte di investimenti per lo sviluppo del paese nella sua interezza, che però non vengono fatti.
Senti chi parla
“Non disturbare chi lavora” è l’attuale motto del Governo.
È condivisibile solo a patto che questa non sia la scusa per non fare niente.
Non intervenire secondo un piano preciso di sostegno delle imprese, ben finanziato e che preveda obiettivi, tempi di realizzazione, risultati attesi precisi, vuol dire lasciare che il mercato diventi “terra di nessuno” dove tutto è permesso.
Il “non fare niente” è invece il comun denominatore che lega fatti solo apparentemente distanti tra loro: il dramma di Firenze e i disagi degli agricoltori sono il risultato dell’assenza di politiche a sostegno delle imprese e del lavoro e di regole da rispettare.
Non perseguire la lotta all’ evasione fiscale e contributiva e al lavoro nero, per fare solo un esempio, vuol dire operare a danno di chi rispetta le regole e dunque mai potrà essere concorrenziale rispetto a chi non lo fa.
Vuol dire condannare i veri imprenditori all’estinzione per essere sostituiti da chi non ha mai capito il senso dell’essere impresa e imprenditore.
Gino Zappa, il padre dell’economia aziendale moderna, scrisse: «L'azienda è un istituto economico destinato a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione, la produzione, o il procacciamento e il consumo della ricchezza.».
L’imprenditore vero, questo lo ha capito perfettamente ed è il Capitano Coraggioso dei nostri tempi.
Le opinioni sono tante ma, per averne una, è un dovere essere informati.
Lo Studio MSC cerca di offrire gli elementi che consentano a chiunque di avere un punto di vista consapevole.
Ne parlo nella video intervista che segue.
Compila il Form di contatto nel nostro sito o scrivi a segreteria@studioassociatomsc.com per richiedere aggiornamenti e maggiori informazioni sulle attività dello Studio e per restare aggiornato sulle norme di maggior interesse e impatto per le attività produttive e le PMI in questa delicata fase economica.
Seguici anche sui Social media
Studio Associato MSC LinkedIn
dottor Attilio Sartori LinkedIn
Canale Youtube Studio Associato MSC - dottor Sartori
-------------------------------------------
© Questo articolo, a firma di Attilio Sartori, è apparso per la prima volta sul Blog LA MOSSA GIUSTA.
Tutti i diritti riservati.